La differenza tra “giudizio” e “discernimento”: dalla separazione all’unità
E’ importante chiarire la definizione di questi due termini, soprattutto per chi è nel percorso di crescita personale e spirituale e dovrà imaparare quell’arte di saper discernere senza giudicare.
Molti fanno confusione e non riescono a trattare queste due parole come distinte e come portatrici di due energie molto diverse tra di loro.
Che cos’è il «giudizio» dal nostro punto di vista personale, nell’ambito della nostra vita e delle nostre relazioni sociali (affettive, familiari e amicali)?
Il giudizio implica sempre una dualità e, come vedremo in seguito, questa dualità sarà funzionale anche nel caso del discernimento, ma produrrà risultati completamente diversi al nostro interno.
Perché implica la dualità? La dualità si crea nel momento in cui soggetto e oggetto si separano. Noi osserviamo la realtà e ne traiamo delle conclusioni e delle conseguenze. Io sono l’osservatore (soggetto) e la cosa di cui sto parlando è l’osservato (oggetto). Grazie all’osservazione e allo studio della natura e dei fenomeni noi possiamo comprendere noi stessi e ciò che è esterno a noi. Questo processo è alla base della nostra natura come esseri che hanno scelto di esprimere una coscienza umana. E’ lo stesso procedimento che abbiamo usato da bambini, ad esempio, per imparare ad allacciarci le scarpe da soli. Guardando chi ci stava insegnando come farlo, passo dopo passo, girando in modo complesso quegli strani fili delle scarpe chiamati “stringhe”. Attraverso quest’osservazione e ripetuti tentativi, che comportano errori, alla fine siamo diventati abilissimi “allacciatori di scarpe”!
Perché giudicare fa male allora? Il giudizio spesso assume connotazioni negative poiché, nella nostra analisi mentale della realtà, aggiungiamo le nostre “valutazioni personali”.
Un conto è osservare con distacco, ad esempio una mosca, che vola e produce un suono, che ha un certo colore e una certa forma, che è fatta in un certo modo e svolge una certa funzione, e con il desiderio di penetrare e comprendere sempre di più il modo e il mondo delle mosche. Un altro conto è quello di aggiungere apprezzamento o disprezzo rispetto a ciò che fa. Se guardo una mosca acquisisco informazioni sulla sua natura e sulla sua vita. E’ un metodo scientifico. Tutto invece cambia ed assume caratteristiche separative e personali, se affermo: “Che stupida creatura, non riesce ad uscire dalla finestra! E non capisce che non deve battere contro il vetro”. Se il mio atteggiamento è questo, sto giudicando ciò che osservo. L’esperienza di studio e comprensione dell’altro è finita e ora mi sto separando sempre di più da lui, perdendo l’occasione di comprendere me stesso grazie all’altro.
Torniamo sulla mosca. Mentre la osservo, soggetto e oggetto si separano e si scindono, e uno può osservare l’altro per vederne, gradualmente, tutti gli aspetti. «Osservare è studiare», perché permette di comprendere. E comprendere vuol dire “prendere insieme”, ossia stiamo creando un ponte: dalla dualità all’unità.
Possiamo capire come sia importante riuscire ad osservare e fare in modo che questa osservazione diventi uno studio, proteggendo essa da tutte le nostre opinioni personali che partono dal piano emotivo. Attraverso l’osservazione degli altri comprendo me stesso, a che punto sono, quali sono i miei gusti e ciò di cui ho bisogno, ciò che mi rende diverso rispetto a ciò che sto osservando e quali sono i miei nuovi passi da compiere. «L’altro è sempre un insegnamento». Nel bene o nel male. Se ad esempio, provo fastidio tutte le volte che guardo un adolescente che passa otto ore in bagno semi nudo a farsi dei “selfie” davanti lo specchio, quel fastidio sorge automaticamente dal mio piano emozionale che reagisce perché si sente diverso da ciò che sta osservando. La diversità è vissuta come scissione, e questo ci distanzia da tutti coloro che non pensano o non agiscono come noi! E’ normale provare una reazione emotiva di fronte a ciò che è troppo diverso da noi, qualcosa che noi non faremmo mai e che, al solo pensiero, ci fa tornare indietro evolutivamente, ed il miglior atteggiamento che si può applicare in questo caso, è quello di osservare, chiedersi «Perché», questo individuo si comporta così.
Se impariamo a chiederci «Perché?», e tentiamo di dare risposte al nostro interno, rimanendo nel piano mentale, toglieremo energia al nostro corpo emotivo che ringhia di insoddisfazione, lamento e critica per ogni cosa che non tollera. Valutiamo le cose dal piano mentale, trovando risposte consapevoli. Facciamo così: analizziamo le differenze tra noi e l’oggetto che stiamo osservando, senza inserire valutazioni e sentenze individuali, senza aggiungere alla nostra osservazione termini come “giusto e sbagliato”, “bello e brutto”, “buono e cattivo”, male o bene”, ecc.
Quando riusciamo a considerare e analizzare la realtà esterna, comprese le persone, la famiglia, la società, i gruppi, le nazioni e tutto ciò che rappresenta l’oggetto della nostra osservazione, e riusciamo a «non inserire» le nostre sentenze personali legate alla dualità, ma osserviamo ciò che accade rimanendo neutri, discutendo semplicemente sui fatti, anziché sulle nostre opinioni su come dovrebbe andare il mondo e di come dovrebbero essere tutti quanti, giudicando sbagliato e ingiusto ciò che si presenta all’esterno, allora stiamo usando L’Arte del Discernimento.
Il Discernimento è uno strumento fondamentale per l’aspirante spirituale. E ovviamente lo è anche per qualsiasi istruttore, iniziato e maestro. Gli aspiranti all’inizio del percorso devono comprendere bene la differenza tra discernimento e giudizio, sapere quando stanno usando l’uno e l’altro, e saper «discernere crescendo». Il giudizio blocca la crescita, il discernimento senza separatività arricchisce.
Il presupposto fondamentale per fare ciò è capire che non è vero che siamo tutti uguali. Siamo molto diversi!
Come è diverso il regno minerale, che segue le sue regole, da quello vegetale. E come è immensamente diverso il mondo vegetale e le sue meraviglie, dalla complessità del regno animale con tutte le sue creature. Così il regno umano è una complessità ancora più vasta! E nella sua vastità, la razza umana, comprende miliardi di sfumature differenze, diversità di caratteri, cultura, lingua e, soprattutto, livello evolutivo. Ogni nazione si trova su un livello evolutivo rispetto ad un’altra, i gruppi sono diversi tra loro. Le famiglie si dividono per evoluzione diversa e ovviamente gli individui.
Siamo tutti diversi, poiché parti non-uguali dello stesso grande organismo, però siamo Equivalenti. Vuol dire che, dal punto di vista universale: minerali, vegetali, animali, uomini, pianeti, ecc. sono sempre energia, coscienza e consapevolezza che evolve nell’universo.
Quindi è vero che non c’è separazione dal punto vista energetico nell’universo. Ma la diversità esiste ed è importantissimo utilizzare la diversità di coscienza per comprendere se stessi e ciò che fa parte del proprio cammino, imparando ad accettare le differenze, attraverso tolleranza, cooperazione, altruismo e condivisione.